In estate il Settimo era stata indicata da molti, se non da tutti, la Cenerentola del girone A di Eccellenza. Non come la neopromossa che si affacciava alla nuova categoria dopo la vittoria del campionato precedente. Bensì come la squadra che avrebbe dovuto sudare le proverbiali sette camicie per mantenere la categoria. E dopo il girone d’andata, l’impresa è ancora più epica. Un Everest da scalare. Vero che qualcuno in cima alla montagna mitica per eccellenza è arrivato. Ma la salvezza ad oggi sembra un miracolo.
Cosa va e cosa non va
4 punti in tredici partite giocate, 13 gol fatti (secondo peggior attacco) e 35 gol subiti (peggior difesa). Spesso i numeri non dicono tutto ma, in alcuni casi, servono per spiegare l’andamento di una squadra. È il caso del Settimo che, in questo campionato, non ha mai ingranato. La vittoria in avvio di stagione, contro l’Accademia Pavese, aveva illuso i biancorossi che successivamente hanno conquistato un solo punto. Anche il presidente Alberto Albertani sembra aver quasi alzato bandiera bianca, sintomo di un’annata che verosimilmente sembra già segnata.
Cambio in panchina, non di passo
Prima Gianluca Invernizzi, poi Fabio Castellazzi. Il Settimo si è giocato anche il cambio di allenatore ma la decisione societaria non ha dato i frutti sperati. Il nuovo allenatore ha accettato la chiamata sobbarcandosi una sfida forse enorme per chiunque. Il cambio di passo e di mentalità, però, non ci sono stati. Un solo punto, il pareggio fortemente voluto contro il Club Milano. Troppo poco. In un campionato d’alto profilo come l’Eccellenza, senza investimenti è difficile andar lontano.