Settore Giovanile. Ripartenza affrettata?

Uno scatto dei ragazzi del Morazzone preso dalla pagina Facebook della squadra

Le prime squadre sono la vetrina di ogni società ma non ci si può dimenticare del settore giovanile. Quest’ultimo si trova di fronte ad una ripartenza che consegna molti punti interrogativi che qui proviamo a riassumere.

Rose ridotte all’osso

Uno dei primi problemi riscontrati dalle società è basato sulle condizioni in cui si è potuto lavorare in questo periodo di transizione verso la ripartenza. Le quarantene e gli isolamenti sono diventati un aspetto con cui convivere per degli allenatori chiamati di volta in volta a studiare allenamenti variabili in base alle presenze. C’è chi sottolinea anche la fortuna di un periodo, climaticamente parlando, che ha permesso di sopperire all’assenza dell’uso degli spogliatoi senza complicazioni. Ma con l’arrivo della competizioni i contatti stretti fuori dal rettangolo verde saranno obbligatori.

Ripartenza precoce?

Un certo malumore si può riscontrare. Ecco per esempio da Morazzone Marco Dallo evidenziare alcune anomalie della ripartenza alle porte: “Penso che partire dalla seste giornata senza sapere come e quando verrà terminato il girone d’andata sia un errore. Visto tutto il tempo a disposizione potevano comodamente rifare i calendari”. Lui avrebbe preferito un approccio più soft con la programmazione dei recuperi  avrebbero portato ad una stagione, sportivamente parlando, meno falsata. “Lo dico perché è chiaro che se per le categorie Provinciali (senza retrocessioni ndr) le società hanno un certo paracadute chi deve lottare per mantenere il titolo si troverà di fronte a condizioni molto particolari”.  

La principale è quella espressa tramite un paradosso fornito da un altro ds: “Viste le assenze torneremo in campo senza un amichevole sulle gambe e con il rischio di far ricorso a qualche innesto dall’annata successiva. Proprio quello che abbiamo cercato in ogni maniera di evitare nel tentativo di proporre delle bolle che limitassero eventuali contagi”.

Vuoti burocratici

Se tutte le società hanno esultato per una rivisitazione del return to play che ha accorciato i tempi di ritorno in campo ecco però qualche dubbio su un cavillo che resta attuale. Ad oggi infatti un presidente di una società deve certificare il fatto che la sua squadra sia covid free, salvo poter giocare con un gruppo squadra che presenti fino a tre positivi. Un controsenso che fa capire quanto in annate che si trovano a gestire condizioni ben più particolari in ambito di socialità rispetto alle prime squadre, molti ragazzi hanno completato il ciclo vaccinale negli scorsi giorni, un approccio più prudente sarebbe stato forse maggiormente gradito.

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