Atteso, sudato, finalmente arrivato: il Protocollo con le indicazioni per la ripresa di allenamenti e attività di squadra dilettantistiche e giovanili è stato pubblicato sul sito della FIGC. Un’attesa terminata nella serata di giovedì. Anche se le decisioni della FIGC, che seguono le linee guida dettate dal Governo, non possono soddisfare appieno il mondo dei dilettanti e delle giovanili. Qui sotto il protocollo completo.
Tornei possibili ma senza pubblico
Un protocollo che, nelle linee guida generali, è molto simile a quello dello scorso anno. Autocertificazione, misurazione della temperatura, accessi e uscite diversificati, impossibilità di usare gli spogliatoi. Ma, di fatto, si potrà tornare a fare attività anche in forma collettiva. Oltre che per gli allenamenti anche per quanto riguarda partite e tornei, con la precisazione che tutto questo è possibile soltanto in zona gialla.
La questione più importante, però, riguarda la presenza di pubblico alle partite, amichevoli o tornei. In questo senso il protocollo della FIGC è chiaro: “Al momento e fino al 1° giugno e salvo diverse disposizioni, non è consentita la presenza di pubblico presso gli impianti sportivi sede delle attività. A partire da tale data, la presenza di pubblico sarà comunque consentita soltanto per gli eventi e le competizioni di livello agonistico riconosciuti di interesse nazionale“. Tradotto? Eccezion fatta per la Serie D e l’Eccellenza, che potranno avere il pubblico sugli spalti nelle ultime giornate di campionato, tutte le altre manifestazioni saranno a porte chiuse.
L’interesse nazionale… e il campo di provincia
La differenza sostanziale sta quindi nell’interesse nazionale di alcuni campionati. Che sarebbe da spiegare, però, non tanto a noi quanto ai diretti interessati. Perché gli stessi genitori, dal 1° giugno, potranno andare a vedere tranquillamente (salvo diverse disposizioni) il proprio figlio che gioca nel campionato di Serie D o in Eccellenza. Ma, al tempo stesso, non potranno assistere al torneo dell’altro figlio che gioca negli Allievi, magari della stessa società. In questo caso, i giovani calciatori potranno solo essere portati ai vari centri sportivi, dove però i genitori non potranno accedere. Fortuna che adesso, quantomeno, si può andare a bere un caffè.