Neto Pereira. Un regalo dell’Olimpia Ponte Tresa a tutti gli amanti del calcio

Con quei piedi può giocare fino a 40 anni. Tante volte abbiamo sentito queste parole affibbiate a giocatori tecnici o cerebrali. In un calcio sempre più fisico è raro, e per questo ancora più prezioso, veder scendere in campo chi come Leônidas Neto Pereira de Sousa in questo sport è diventato un grande per la sua semplicità. Per lui si potrebbe parlare di un processo di semplificazione che parte perfino dal nome, per tutti gli appassionati varesini è semplicemente Neto. Delizierà ancora i palati fini dei tifosi grazie all’Olimpia Ponte Tresa di Vincenzo Rinaldi, che in un anno dal mercato meno pimpante del solito ha piazzato il colpo che ruba la scena alle altre formazioni.

Quell’esordio con gol in Serie B

Nell’estate in cui torna il calcio a Varese si riaffaccia, forse per l’ultima recita, uno dei protagonisti dell’ultima grande stagione biancorossa. Neto ne è stato colonna portante con la promozione dalla Lega Pro nel 2010/11 e la perla in quel di Torino l’anno successivo all’esordio nella serie cadetta. Un brasiliano atipico quello che della sua terra ha saputo mantenere l’amore per il gioco e la tecnica sopraffina, ma che in Italia ha trovato la sua dimensione rendendo ogni gesto finalizzato al raggiungimento dell’obbiettivo. Nessuna corsa sprecata, ogni movimento resa una mossa di un disegno che il numero 10 biancorosso aveva ben chiaro in mente. Faceva parte del piano che Neto aveva per il suo Varese anche la promozione in Serie A. Due sfortunati play off con Padova e Sampdoria priveranno lui e quel gruppo della definitiva consacrazione sportiva. Non serviva però per entrare nei cuori dei fedelissimi dell’Ossola che certamente quest’anno qualche gita a Lavena Ponte Tresa la organizzeranno.

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