La notizia riportata ieri da Repubblica, e ripresa da molti siti di informazione, ha lasciato tutti a bocca aperta: Italia che rischia di andare alle prossimi Olimpiadi senza bandiera e senza inno. Il motivo? Una sanzione da parte del CIO nei confronti del nostro paese, una sospensione dopo la riforma dello sport approvata un anno e mezzo fa che non rispetterebbe le regole contenute nella Carta Olimpica. Uno smacco non da poco, visto che i nostri atleti potrebbero andare comunque alle Olimpiadi, ma sotto la bandiera a cinque cerchi. Come accadrà per la Russia, anche se in questo caso il motivo è legato al Doping. Uno smacco che non coinvolgerà direttamente i nostri atleti del calcio dilettantistico, ma che fa fare profonde riflessioni sul binomio politica-sport.
Le tappe dello scontro
Come riportato da Calcio e Finanza (CLICCA QUI per leggere l’articolo più approfondito), le tappe dello scontro tra CIO e Governo italiano sono molteplici. In primis, come detto, la riforma dello sport di fine 2018. Il Governo Conte (Lega-5 Stelle, allora il Ministro dello Sport era il leghista Giancarlo Giorgetti) approva la legge di Stabilità con il Governo che, di fatto, sostituisce il Coni nella distribuzione dei finanziamenti pubblici. Il CIO non approva e fa notare che la nuova legge è in contrasto con quanto dice la carta olimpica. Passano i mesi, l’Italia si vede assegnare le olimpiadi invernali (Milano-Cortina), ma il CIO conferma la preoccupazione anche perché, nel frattempo, non arrivano risposte. Prosegue lo scontro, anche perché il Ministro Vincenzo Spadafora nelle nuove riforme non porta alcun cambiamento di questo tipo. Insomma, lo strappo non viene ricucito e ora la frattura rischia di essere insanabile.
Sarebbe una sconfitta per tutti
Lunedì il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha affermato come “ci sia ancora tempo per risolvere questa situazione”. In extremis, con un decreto legge immediato anche se siamo in piena crisi di Governo e il CIO si riunirà mercoledì 27 gennaio per la decisione definitiva. Il rischio è alto e, anche se non toccherà direttamente il mondo del calcio dilettantistico, resterebbe comunque una sconfitta per tutti. Anche perché arriverebbe in un periodo dove anche le nostre società chiedono aiuti e ristori per studiare una ripartenza o, più banalmente, per sopravvivere. “Che valore ha lo sport per noi in Italia? Perché, per quello che è successo nell’ultimo anno, pare meno di zero”. Se lo chiede Massimiliano Di Caro, ds della Varesina. Ce lo chiediamo tutti noi.